Lettera ai Sindaci per Assemblea AIT 16/02

Comunicato Stampa

 

Egregi Sindaci,
nell’Assemblea di AIT del 17/02/16, siete chiamati ad esprimervi e votare il Piano di Ambito Regionale del Servizio Idrico Integrato, per la sua Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Intanto, una prima considerazione d’ordine politico: il Piano unico toscano si inscrive e rafforza la generale tendenza del Paese ad accentrare gestioni di ogni genere, e quindi poteri. Nel caso specifico, in una sola azienda idrica: Publiacqua spa, o meglio ancora ACEA, socio privato della stessa? Dietro il paravento di ostentati propositi, quali maggiori garanzie della qualità dei servizi, più adeguata pianificazione degli investimenti, puntuali e accurati controlli, vediamo celarsi il solito e reiterato sostegno di AIT alle società dell’acqua, anzi al gestore unico regionale, interessato esclusivamente al profitto.
Perché va detto, al di là delle strumentali dichiarazioni del Direttore di AIT, il “modello toscano” (aziende pubblico/private) ha fallito. Ha fallito nei fatti, e lo dimostrano

precisi rilievi che si possono fare dopo 15 anni di gestione: 15 anni, da quando le aziende municipalizzate si sono trasformate in spa, accogliendo soci privati. Solo due esempi:
– Depurazione. Oggi ci troviamo a prendere atto che la depurazione nella nostra regione è spesso inefficiente e talvolta inesistente. Si pensi che la maggior parte degli scarichi sono stati autorizzati il mese scorso con un provvedimento della Regione che li ha resi legittimi ma non per questo salubri. Da inizio 2016 siamo a rischio sanzioni europee per i mancati adeguamenti, e dopo anni di investimenti non fatti nel settore, i gestori promettono, promettono e basta. Del resto, il Piano Regionale presenta limiti inaccettabili, a questo proposito: uno per tutti, si prospetta la costruzione di grandi impianti di depurazione, inadatti alla conformazione del territorio toscano e ai cambiamenti climatici in atto; impianti oltre tutto eccessivamente costosi, già obsoleti…
– Qualità dell’acqua. Abbiamo constatato un generale e progressivo peggioramento della qualità dell’acqua potabilizzata, troppo di frequente contaminata da agenti nocivi e inquinanti, e resa pericolosa per la salute umana e ambientale. Cosa si è fatto negli ultimi 15 anni? Niente. Anzi, il Piano Regionale non prevede alcunché per sanare una situazione che sta diventando ogni giorno più grave.
Due esempi, questi, che rimandano ad altrettanti ambiti in cui sarebbe stato necessario e urgente intervenire, già con l’avvento delle gestioni “modello toscano”. Invece oggi si preferisce addossare ogni responsabilità alle gestioni precedenti, quelle delle aziende municipalizzate. E’ lo stesso AIT, per bocca del suo Direttore, che nel Piano Regionale, come in altre occasioni, addita le gestioni comunali come uniche colpevoli di qualsiasi scempio perpetrato ai danni del servizio idrico integrato. Mentre, degli investimenti riscossi e mai fatti dalle spa dell’acqua, degli utili intascati e mai reinvestiti, dei mancati interventi per la depurazione delle acque e per la manutenzioni delle reti… neppure una parola! Anzi, in tanta mala gestione, mai controllata e tanto meno sanzionata, si lavora addirittura per un unico gestore dell’intero territorio regionale, sicuramente accentratore di potere e di introiti, ma altrettanto sicuramente incapace di diversificare la gestione, di renderla rispondente alle vere esigenze, come alle caratteristiche di zone tanto diverse tra loro.
Viene da chiedere: chi può decidere e intervenire sulla gestione del territorio e dell’acqua che ne costituisce elemento fondamentale e vitale? Chi può davvero conoscere e agire sul territorio stesso, senza lucrare, se non chi lo abita e ci vive quotidianamente? Chi può dunque rilevare criticità e prima ancora bisogni e priorità?
Noi crediamo che solo una gestione del servizio idrico, riportata nelle mani dei Comuni e partecipata dai cittadini, possa dare garanzie di rispetto e giustizia, solidarietà e democrazia. A questo aspiravano i referendum del 2011, finora totalmente disattesi. E non meno disattesi anche dal Piano d’Ambito Regionale.

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