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TRIBUNALE DI PISTOIA CONDANNATA DI NUOVO PUBLIACQUA


ALTRA IMPORTANTE SENTENZA PER GLI UTENTI DI PUBLIACQUA
IL TRIBUNALE DI PISTOIA RIBADISCE
NON DOVUTE LE SOMME RICHIESTE DA PUBLIACQUA
PER LA DEPURAZIONE

COMUNICATO STAMPA


Il Tribunale di Pistoia, in persona del dott. Emanuele Venzo, con sentenza n. 828 del 4 ottobre 2022, ha accolto l’appello proposto dal sig. Andrea Degli Esposti contro la sentenza del Giudice di Pace di Pistoia, dr.ssa Chiara Guazzelli, che aveva rigettato il ricorso presentato dall’utente, nei confronti di Publiacqua s.p.a.
Il Tribunale, in sintonia con una precedente sentenza, del 29.06.2022, a firma del Dr. Nicola Latour, ha quindi dichiarato la non debenza degli importi richiesti da Publiacqua a titolo di quota di tariffa per la depurazione, in base alla legge n.13 del 2009, con il conseguente diritto dell’utente al rimborso degli importi indebitamente corrisposti.
La causa aveva preso il via dal ricorso presentato al Giudice di Pace di Pistoia dal sig. Andrea Degli Esposti, assistito dall’Avv. Sandro Ponziani, del Foro di Perugia, al quale era stata addebitata, pur non essendo servito da nessun impianto di depurazione, la quota di tariffa relativa alla depurazione ( non dovuta in base alla sentenza della Corte Costituzionale n. 335/2008, che ha dichiarato la illegittimità di tale balzello, in mancanza del relativo servizio).
Tale quota era stata richiesta al sig. Degli Esposti, ed anche a moltissimi altri utenti, non serviti da depurazione, anche retroattivamente (con riferimento al periodo decorrente dal 2010 in poi), asserendo che pur non essendo presente il servizio di depurazione, erano comunque stati avviati i progetti per i lavori relativi all’adeguamento del depuratore, e che pertanto la relativa quota doveva ritenersi dovuta.
Nei confronti delle pretese di Publiacqua, il sig. Degli Esposti ha sostenuto invece che il richiamo alla legge n.13/2009 era infondato, in quanto non erano stati rispettati i tempi programmati per i lavori, ed in quanto Publiacqua era venuta meno ai doveri di informazione nei confronti degli utenti, imposti dalla stessa legge.
Publiacqua dal canto suo, chiedeva che il Giudice condannasse l’utente a pagare quelle quote di tariffa per la depurazione, che ancora non erano state corrisposte, in quanto autoridotte per protesta dal sig. Degli Esposti, e a dichiarare dovute quelle già corrisposte.
Con la sentenza di primo grado, il Giudice di Pace di Pistoia, in persona della Dr.ssa Chiara Guazzelli, riconosceva che Publiacqua aveva inserito informazioni false in bolletta, ma affermava altresì che l’avere inserito informazioni non veritiere all’interno delle fatture, pur trattandosi di condotta censurabile, non era sufficiente “per qualificare come indebito il pagamento della quota di tariffa per la depurazione, visto che comunque risultavano attivate le procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione”; per cui aveva rigettato la domanda dell’utente, senza peraltro far alcun riferimento in motivazione al mancato rispetto dei tempi programmati per i lavori.
Contro tale sentenza, Andrea Degli Esposti aveva presentato appello al Tribunale, il quale all’esito del procedimento ha accolto in pieno gli argomenti sostenuti dall’avvocato Ponziani.
In primo luogo, la sentenza ha accertato il difetto di informativa all’utenza da parte di Publiacqua, la quale sino all’anno 2015 ha segnalato in bolletta che non era in corso nessuna attività di progettazione, realizzazione, o attivazione del depuratore, salvo poi affermare il contrario al fine di richiedere il pagamento della depurazione in maniera retroattiva.
Ma soprattutto ha evidenziato che “non sussistono gli elementi costitutivi, normativamente previsti, del diritto del gestore alla corresponsione degli oneri di depurazione”, non avendo Publiacqua dato prova del rispetto dei tempi programmati per i lavori, e dell’effettiva messa in esercizio del depuratore nei tempi stabiliti.
Il rispetto delle tempistiche di progettazione ed esecuzione dell’impianto di depurazione – si osserva in sentenza – costituisce infatti la condizione necessaria perché possa essere fatta valere la pretesa di pagamento nei confronti dell’utente, “al fine di non gravare ad libitum l’utente di una tariffa relativa ad un servizio di cui non sta usufruendo e di cui non usufruirà secondo tempistiche certe, per ritardi nella esecuzione degli interventi a lui non imputabili”.
Pertanto il Tribunale di Pistoia, in accoglimento dell’appello formulato dall’avv. S.Ponziani, ha annullato la precedente sentenza del Giudice di Pace, dr.ssa Chiara Guazzelli e, in perfetta sintonia con quanto già statuito da altra sentenza dello stesso Tribunale, ha dichiarato non sussistente l’obbligo a carico di Degli Esposti Andrea di corrispondere in favore di Publiacqua S.p.a. le somme al medesimo addebitate a titolo di quota di tariffa per la depurazione.
Per l’effetto, ha condannato Publiacqua alla restituzione di quanto già percepito a tale titolo (inclusa l’ IVA al 10%), al pagamento degli interessi legali dalla data dei singoli pagamenti al saldo, e al pagamento altresì delle spese legali, sia del giudizio di primo grado davanti al giudice di Pace che del giudizio di appello davanti al Tribunale.
La sentenza assume una particolare importanza, in quanto conferma l’orientamento già assunto dallo stesso Tribunale sulla medesima questione.
Ne consegue che ora tutti gli utenti di Publiacqua ( che si calcola siano diverse migliaia), non serviti da impianti di depurazione funzionanti, o comunque serviti in ritardo rispetto ai tempi programmati, potranno far valere nei confronti del gestore il diritto al rimborso di tutte le somme indebitamente corrisposte per la depurazione inesistente, o tardivamente attivata.

Pistoia, li 12.10.2022
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua Pubblica



Depurazione: nuovo bomba libera tutti !

REGIONE TOSCANA E TRANSIZIONE ECOLOGICA / DEPURAZIONE:

UN NUOVO BOMBA LIBERI TUTTI

Comunicato Stampa

Nell’anno 2016 in Regione Toscana venne approvata la legge N. 5 “Disposizioni straordinarie per il rilascio delle autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane” con cui venivano autorizzati tutti gli scarichi fognari fuori norma di legge dei gestori del servizio idrico toscano. Le Autorità competenti, in questi anni, hanno continuato a ripetere il mantra che, le perdite idriche restavano elevate in quanto si erano privilegiati gli investimenti sulla depurazione dei reflui fognari. Oggi invece abbiamo la dimostrazione che questa legge ha avuto solo la funzione di sanare i mancati investimenti relativi alla depurazione e al collettamento ai depuratori degli scarichi in fogna. La proroga concessa per la messa a norma degli scarichi pubblici, anche a seguito alle procedure di infrazione della Comunità Europea, era di 6 anni, e proprio nel 2021 gli interventi dovevano essere conclusi.

A distanza di 6 anni invece siamo punto e a capo: la legge sugli scarichi sarà nuovamente prorogata, come pure quella sulla tutela delle acque dall’inquinamento, e invece di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini si tutelano gli interessi dei responsabili di una gestione nefasta.

Vogliamo ricordare che dal 2016 al 2019, quindi in solo 4 anni, i gestori toscani hanno incassato ben 328 milioni di utili, ma si sono guardati bene dall’effettuare gli investimenti previsti sia nella rete idrica che nella depurazione.

Nella attuale modifica si dichiara che la proroga non deve causare un deterioramento delle acque del corpo idrico, ma niente si dice in merito a chi, come, quando e con quali risorse saranno effettuati i controlli. Chi ha la responsabilità del controllo degli interventi previsti? la legge regionale 69/2011 attribuisce questa funzione all’Autorità Idrica, che ha deliberato anche il piano con l’elenco degli interventi approvati.

Peccato che nelle che relazioni annuali del Direttore dell’AIT non riusciamo a trovare nessuna informazione su quanti progetti di depurazione e collettamento delle fognature siano ancora da completare, mentre veniamo edotti ogni anno in merito a tantissimi aspetti del servizio idrico. E’davvero sconcertante che non vi sia alcuna documentazione specifica sugli interventi oggetto di proroga, soprattutto per quelli in infrazione per la Comunità Europea, e che non siano stare rese note le motivazioni tecniche per le quali i lavori di messa a norma non sono stati effettuati nei tempi previsti. Una chiara mancanza di trasparenza e di corretta informazione. Per non dire dell’atteggiamento di alcuni Comuni, soci delle aziende idriche, che sulla questione, come su tutto il resto, tacciono.

Sta di fatto che in passato abbiamo pagato la quota depurazione anche se non dovuta, che si è fatto di tutto per non restituirla agli utenti, e che adesso i cittadini dovranno pure pagare le multe disposte dall’Europa per i mancati adeguamenti. Beffati ben tre volte! I gestori saranno nuovamente autorizzati a perpetrare la pratica degli scarichi, anche molto inquinanti, in fiumi, laghi, mare: questa è la transizione ecologica della Toscana.

NEWCO, OVVERO NUOVI PROFITTI SULL‘ACQUA!

Comunicato Stampa

Nelle prossime settimane i Consigli Comunali della Valdera, insieme a quelli di tutti gli altri comuni gestiti da Acque Spa, saranno chiamati a votare una delibera ed uno statuto precompilato, al fine di conferire le proprie quote e partecipare alla costituzione della NewCo Spa, che a sua volta rileverà le quote in Acque Spa attualmente possedute dalla parte privata (tramite il raggruppamento denominato ABAB Spa); questa operazione viene spudoratamentespacciata come una sorta di ripubblicizzazione del servizio idrico. Ma, leggendo attentamente gli atti, si vede chiaramente che questa operazione non ha niente a che fare con quanto espresso dalla volontà popolare nei referendum del 2011, che reclamava una vera gestione pubblica del servizio: democratica, partecipata, trasparente e, soprattutto, senza la possibilità per nessuno di fare profitti su questo bene comune essenziale alla vita.

Si tratta in realtà di un’operazione puramente economico-finanziaria, figlia di un approccio culturale e politico nella gestione dei servizi pubblici locali di stampo decisamente privatistico. LaNewCo sarà una società di diritto privato, e come tutte le Spa avrà come fine principale il profitto. Addirittura si parla espressamente di dividendi futuri, e l’art 24 “Bilancio” specifica persino la modalità di ripartizione degli utili.

Il tutto si inserisce in un percorso che ha l‘obiettivo di arrivare ad una multiutility toscana, una holding che dovrebbe aggregare le partecipazioni azionarie dei Comuni nelle aziende che gestiscono servizi pubblici locali e di interesse generale; nei loro sogni non solo acqua, ma possibilmente anche rifiuti, luce e gas. Un nuovo potente colosso da quotare poi in borsa, per competere sul mercato con le altre multiutility che si spartiscono il territorio italiano: grandi dimensioni, grandi profitti.

Con questa operazione è evidente che i piccoli comuni perderanno le residue possibilità di programmazione e di controllo mentre i comuni che detengono le maggiori quote avranno potere di nominare l’Amministratore e il CdA; e saranno proprio questi ultimi a prendere tutte le decisioni. Il sistema di gestione dei servizi pubblici, e del servizio idrico in particolare, ha già mostrato in questi anni tutte le debolezze che si generano quando si allontanano le decisioni dai territori e si espropriano Sindaci e Consigli Comunali di qualsiasi potere di intervento sui servizi stessi.

Riteniamo inoltre doveroso stigmatizzare la mancata trasparenza di tutto questo percorso, che è già di per sé sintomatica delle reali intenzioni che sottostanno allo stesso; l’iter seguito fino a questo momento, infatti, non ha previsto nessuna discussione nelle sedi politiche competenti, Conferenza Territoriale e A.I.T., e tutta la manovra si sta svolgendo in tempi record, escludendo il coinvolgimento dei cittadini in un processo democratico e partecipato.

Del resto gli esiti disastrosi ed il fallimento della gestione in forma privatistica dell’acqua, a ormai vent‘anni dalla costituzione di Acque Spa sono sotto gli occhi di tutti: in termini di elevate perdite idriche, di qualità delle acque, di elevatissimi costi delle bollette (tra le più care d’Italia), di investimenti insufficienti, per non dimenticare i molti territori con fognature e impianti di depurazione ancora assenti o vetusti. Occorre prenderne atto, e avere il coraggio (e la volontà) di riportare i servizi idrici dei nostri territori sotto la gestione di un’azienda di diritto pubblico, ovvero priva di profitti e dividendi, i cui eventuali utili annuali vengano interamente reinvestiti nel servizio idrico stesso.

Il Forum Acqua Valdera ed il Forum Toscano dei Movimenti per l‘Acqua invitano quindi caldamente tutti i Consigli Comunali a votare contro questa delibera e respingere lo scellerato progetto della “NewCo”, che rappresenta niente altro che un ulteriore mercificazione dell’acqua! Molti dei Consiglieri Comunali attuali, sparsi in vari Comuni, furono al nostro fianco dieci anni fa proprio per sostenere la giusta lotta per un acqua fuori dal mercato, priva di profitti: non vi rendete ora responsabili dell‘ennesimo tradimento del referendum!

INVITIAMO INOLTRE TUTTI GLI ATTIVISTI ED I SIMPATIZZANTI, NONCHÉ TUTTE LE REALTÀ POLITICHE, ASSOCIATIVE E DI MOVIMENTOCHE HANNO SOSTENUTO E SOSTENGONO LA LOTTA PER L‘ACQUA PUBBLICA, A FAR CIRCOLARE QUANTO PIÙ POSSIBILE QUESTO COMUNICATO E AD ATTUARE DOVUTE E ADEGUATE PRESSIONI NEI PROPRI COMUNI DI RESIDENZA AFFINCHE IL PROGETTO “NEWCO” SIA RESPINTO.

NewCo dell’Acqua: il nuovo capitalismo dei Sindaci!


Evidentemente i Sindaci-soci di Publiacqua che hanno sollecitamente conferito le quote azionarie dei rispettivi Comuni nella NewCo Acqua Toscana ambivano più a fare gli imprenditori che non i Sindaci. Ma allora hanno sbagliato mestiere, perché il bene comune non si amministra tramite operazioni finanziarie, prettamente speculative, come la costituzione della NewCo all’interno di Publiacqua.

La nuova spa, anch’essa ente di diritto privato, ha visto l’adesione di 32 Comuni, dei 46 serviti dall’azienda idrica più grande della Toscana. E la ratifica davanti al notaio del neo soggetto, il 14 giugno scorso, è suonata come una beffa : dieci anni esatti dai referendum sull’acqua. Così i nostri Sindaci rampanti hanno dato un’ulteriore zampata per affossare la volontà popolare espressa da oltre 26 milioni di cittadini/e che avevano affermato a chiare lettere: fuori l’acqua dal mercato e fuori i profitti dall’acqua! Dal 2011, nascosti dietro la doppia veste di governatori locali e soci dell’azienda, i Sindaci della zona centrale della Toscana, salvo rarissime eccezioni, si sono sempre sottratti a reali e concreti interventi a favore della ripubblicizzazione del servizio idrico, preferendo la sottomissione, quando non l’esplicito sostegno, alla parte privata (ACEA-SUEZ.) Come se non avessero posseduto la maggioranza delle azioni di Publiacqua! E , prima ancora, come se non potessero effettuare davvero una decisa scelta politica in direzione opposta!

E adesso ci offrono lo spettacolo osceno di una scalata alla conquista di Publiacqua, per diventare loro stessi padroni e mercificatori di un bene comune, con il solo obiettivo del guadagno, per fare cassa e destinare i proventi dell’acqua ad attività estranee al servizio idrico, con l’unica prospettiva di rinsaldare neo-capitalismo e neo-liberismo imperanti. Basta vedere l’iter seguito per il varo della NewCo: nessuna discussione, nessuna decisione nelle sedi politiche competenti, Conferenza Territoriale e AIT, dove peraltro ogni Comune conta UNO e non zero virgola qualcosa , oppure uno o due percento, come vale nell’assemblea societaria. E ancora, nessun coinvolgimento dei cittadini in un processo democratico e partecipato. No, la via percorsa è sul piano strettamente economico-finanziario; e la nuova spa è solo la prima tappa, poiché si punta a creare una holding che oltre all’acqua gestisca rifiuti, energia elettrica, gas. Una holding multiservizi, da quotare in borsa!

E che dire del ruolo assunto da Firenze e Prato? Come veri padroni hanno avviato il processo di accaparramento di introiti, poltrone, consensi… e se ne infischiano dei Comuni minori, ai quali non toccheranno che briciole. Da rilevare poi come le grandi manovre stiano procedendo ad una velocità mai riscontrata nelle faccende della pubblica amministrazione: in un batter d’ali i nostri Sindaci si stanno dimostrando capaci di blindare la gestione del servizio idrico, e non solo, col marchio del regime privatistico.

Cari Sindaci, che ne è del vostro ruolo di amministratori e garanti del bene comune? A cosa si è ridotto il vostro ruolo: a gestire l’anagrafe locale e un po’ di cultura? State abbandonando tutto in mano al mercato, e addirittura pretendete di fare gli speculatori, affidandovi ai vari manager di turno! Ma, rimanendo all’acqua: perché la bolletta è da anni in ascesa; la qualità della risorsa è pessima, e le perdite arrivano a sfiorare il 50%? Perché una gestione privatistica bada al profitto, e nient’altro. E voi puntate a sostituirvi al privato e a consolidare una situazione che uccide la democrazia e la giustizia sociale, e non rispetta le persone né l’ambiente.

Anche una sola voce fuori dal coro è importante. Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua invita allora i Comuni che non hanno aderito alla NewCo a valutare collettivamente un percorso alternativo per la costituzione di un’azienda consortile di diritto Pubblico, offrendo disponibilità e supporto.

NEWCO DELL’ACQUA PER UNA FALSA RIPUBBLICIZZAZIONE

FIRENZE ALLA REGIA

In questi giorni il Comune di Firenze ha inviato ai comuni soci di Publiacqua una delibera ed uno statuto precompilato, al fine di partecipare ad un’operazione di aggregazione dei soci pubblici di Publiacqua Spa, da effettuare mediante la costituzione di una nuova società a totale controllo e partecipazione pubblica, spacciandola per la ripubblicizzazione del servizio idrico.

Ora, se si leggono attentamente gli atti proposti, vediamo che questa operazione non ha niente a che fare con quanto espresso dai cittadini toscani con il referendum del 2011, che chiedeva una vera gestione pubblica del servizio, senza che nessuno potesse fare profitti su questo bene comune.

In questo caso si tratta di un’operazione puramente economico-finanziaria, rivestita solo apparentemente di principi e valori, mentre l’approccio culturale e politico nella gestione dei servizi pubblici locali è decisamente di stampo privatistico. Infatti la Newco sarà una società di diritto privato, e come tutte le Spa avrà come fine principale il profitto.

Addirittura si parla espressamente di dividendi futuri, e l’art 24 “Bilancio” specifica persino la modalità di ripartizione degli utili.

La delibera richiama in modo chiaro la Multiutility toscana che dovrebbe aggregare le partecipazioni azionarie dei Comuni nelle aziende che gestiscono servizi pubblici locali e di interesse generale; quindi una Holding che si occuperà, come più volte affermato pubblicamente dal presidente Giani, dall’assessore Monni e dai sindaci di Firenze e Prato, di acqua, rifiuti, luce e gas. Una Holding da quotare poi in borsa, come se questi servizi fossero un bene di consumo qualsiasi, e non beni e servizi essenziali per la vita dei cittadini.

In altri termini, un enorme carrozzone sulle spalle dei cittadini toscani che sarebbero chiamati a dover pagare bollette non per quanto sarebbe giusto pagare per l’acqua consumata o lo smaltimento dei rifiuti prodotti ma un consistente sovrappiù che servirà a remunerare lautamente gli azionisti privati e pubblici della Holding.

Con l’operazione prospettata i piccoli comuni non avranno alcuna possibilità di programmazione e di controllo e, come allo stato attuale, potranno solo partecipare all’approvazione del bilancio. I comuni che detengono le maggiori quote (chiaramente Firenze e Prato) invece nomineranno l’Amministratore e il Consiglio di Amministrazione, perfino tra i non soci, e saranno proprio questi ultimi a prendere tutte le decisioni. Il sistema di gestione dei servizi pubblici ha già mostrato in questi anni tutte le debolezze che si generano, allontanando le decisioni dai territori e espropriando addirittura Sindaci e Consigli Comunali di qualsiasi potere di intervento e modifica dei servizi stessi.

Non solo, i piccoli centri aderendo alla proposta di Firenze e Prato si tireranno la zappa sui piedi poiché se oggi ,in quanto soci, possono contare sui proventi distribuiti da Publiacqua a titolo di dividendi , in seguito perderanno il diritto alla percezione degli stessi, perché sarà la Newco ad usufruirne.

Ripubblicizzare veramente il servizio sarebbe possibile tramite un’azienda speciale consortile, di diritto pubblico: già quasi 70 milioni di euro sono i dividendi di parte pubblica non distribuiti, e forse altrettanti se ne accumuleranno da qui a fine concessione, nel 2024, riserve più che sufficienti per liquidare il socio privato attuale.

L’adesione a questa Holding rappresenta un ennesimo tradimento della volontà popolare e della possibilità degli amministratori locali di programmare e controllare i servizi: oggi si sta chiedendo ai Comuni di approvare l’ennesima scatola cinese!

Auspichiamo che questa inaccettabile proposta sia di stimolo affinché i Sindaci, i Consigli comunali e la politica in genere riprenda il proprio ruolo, finalmente a favore del bene comune.

Allarme ONU: la quotazione in Borsa dell’acqua minaccia i diritti umani


Con un comunicato dell’11 dicembre u.s. il Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, Pedro Arrojo-Agudo, ha espresso grave preoccupazione alla notizia che l’acqua, come una qualsiasi altra merce, al pari dell’oro, del petrolio, verrà scambiata sul mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street.

Il bubbone è scoppiato in California, uno dei posti al mondo dove la domanda di acqua sta superando l’offerta, in quanto la siccità, cresciuta a causa dei cambiamenti climatici, si fa sentire in maniera sempre più drammatica.

Ciò dovrebbe costituire un monito per l’intera umanità: questa risorsa fondamentale, già minacciata dall’incremento demografico, dal crescente consumo ed inquinamento dell’agricoltura su larga scala, e della grande industria, in particolare quella mineraria, va assolutamente preservata e messa a disposizione di tutti.


Ce lo dobbiamo far ricordare dal Relatore dell’ONU, da Vandana Shiva o da Papa Francesco che l’acqua è un bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica? Come possiamo accettare che l’acqua venga quotata in borsa al pari di un generico articolo commerciale, aprendo così alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni, piccoli agricoltori e piccole imprese?

Venendo all’Italia e alla Toscana, in particolare, gli interrogativi si fanno più pressanti. Dobbiamo essere noi dei Movimenti, a ricordare che i referendum del 2011 sancirono la sottrazione dell’acqua e di altri beni/servizi dal mercato e dal profitto? Come possiamo accettare che, a quasi dieci anni di distanza, i Sindaci e il Governatore di Regione, rigorosamente targati PD/Renzi, si impegnino a creare una holding Centro Toscana che gestisca l’acqua, oltre a gas, energia elettrica e rifiuti, puntando oltretutto alla quotazione in borsa? Come possiamo accettare che dopo aver impunemente sbandierato la volontà di ripubblicizzare l’acqua, soprattutto in prossimità delle elezioni amministrative, oggi si voglia dare il colpo definitivo e trasformare questo bene vitale in strumento di lucro, in mano ai soliti potentati? E che dire del momento scelto per lanciare lo scellerato progetto? Sarà casuale che ci troviamo in piena crisi pandemica, e per di più “distratti” dalle imminenti feste di Natale e Capodanno?

No, non possiamo accettare questo scempio. Perciò auspichiamo che tra i nostri politici/Amministratori ci siano ancora persone che abbiano davvero a cuore il bene comune; persone capaci di rammentare che quando la politica non è al servizio del bene comune, spinge tutto e tutti nel baratro, sia materialmente che spiritualmente.

Faremo il possibile per testimoniare che i principi di solidarietà e democrazia, di accoglienza e giustizia, di rispetto e cura degli umani e dell’ambiente tutto, stanno al di sopra di ogni cosa, sicuramente di certe manovre di così bassa lega. E prima ancora proveremo a risvegliare la coscienza delle persone comuni, di chiunque continui a credere che un altro mondo è possibile.

21/12/2020

Holding multiservizi. La finanza vince sulla democrazia

Comunicato Stampa

Il nefasto progetto di riunire in una grande holding la gestione di servizi come acqua, energia/gas e rifiuti ha trovato ieri l’accordo, benedetto da Giani, dei Comuni di Firenze, Prato ed Empoli che puntano ad unire società del calibro di Publiacqua, ESTRA/Consiag, Publiservizi e ALIA in un unico mostro tentacolare. Un accordo ai vertici, frutto del peggiore rampantismo politico.


Se ne parlava da diverso tempo, è vero, ma andava raggiunta la quadra, per la soddisfazione dei Comuni maggiori, e primo fra tutti Firenze. Tant’è che Nardella aveva osteggiato un precedente tentativo di accorpare Publiacqua ad ESTRA/Consiag, semplicemente perché le quote di Prato avrebbero superato di gran lunga quelle del capoluogo regionale. Ma con l’entrata di ALIA, dove il Comune fiorentino ha la maggioranza (quasi il 60%), le cose cambiano. Per di più è stato proprio il Primo Cittadino di Firenze a chiamare il top manager Irace per ricoprire la carica di AD di Alia, e portare poi a termine l’operazione multiutility: potrà mai essere tradito?


In realtà, cosa hanno in comune l’acqua, il gas, piuttosto che l’energia elettrica e i rifiuti? Un unico elemento che consente di tenerli insieme: sono merci per fare profitto.

Ancora una volta si vogliono calpestare i referendum del 2011 che, ricordiamo avevano decretato come l’acqua ed altri beni e servizi non dovessero avere rilevanza economica. E’ la vittoria della finanza sulla democrazia. E’ la vittoria della politica incarnata in Toscana dal PD, con l’epigono renziano, sui principi di giustizia e di solidarietà, sulle aspirazioni alla vera cura e al rispetto di persone e ambiente. E’ la vittoria anche dei grandi Comuni rispetto ai piccoli, perché in generale è una vittoria di potere: chi ne ha poco o punto, è sempre destinato a perdere.


La nuova multiutility, ci si è vantati, aspira alla quotazione in borsa, ad immettersi quindi a pieno titolo sul mercato, assicurandosi una fetta di torta, al pari di altri colossi del genere, come IREN, H2A, ACEA… E cosa cambia se i soci invece di essere dei privati sono i Comuni o altri Enti con capitale pubblico? Nulla, proprio nulla.

Quando, come nella holding in questione, si struttura una gestione sullo stampo privatistico, con l’obiettivo di realizzare e incassare utili, non si bada a nient’altro. Ecco gli effetti clamorosi ottenuti finora da Publiacqua: pessima qualità dell’acqua, manutenzioni ridotte al minimo, notevoli perdite delle reti, depurazione e fognatura di livello molto scarso, tariffe alle stelle… Possiamo pensare che da un accorpamento di servizi diversi possa nascere qualcosa di meglio?


Come al solito vorrebbero invece farci credere che ne scaturiranno vantaggi per le persone e l’ambiente: riduzione delle tariffe, aumento degli investimenti, addirittura una regione più green!

Le solite promesse per indorare la pillola. Le stesse promesse fatte per concedere la proroga a Publiacqua e spudoratamente disattese. E’ di questi giorni la nostra denuncia riguardo ai Sindaci del territorio gestito da Publiacqua, che hanno approvato un Piano tariffario per il quale le tariffe aumentano, gli investimenti diminuiscono, cresce il valore della liquidazione del socio privato. Però gli utili hanno un’impennata verso l’alto.


Auspichiamo che nei Consigli Comunali, nella Conferenza Territoriale 3 per l’acqua, nell’ATO dei rifiuti, e in qualsiasi altra sede decisionale, si vadano a prendere posizioni contrarie alla holding multiservizi. Che il bene comune sia davvero centro e riferimento primario della politica!


11/12/2020

Acqua. Aumentano le tariffe e calano gli investimenti

Comunicato Stampa

In questo periodo stanno arrivando le bollette di Publiacqua, con il conguaglio effettuato sulla base del Piano Tariffario 2020-24 proposto dai Sindaci della Conferenza Territoriale 3, il 25/6 scorso, e approvato il giorno successivo dal Consiglio Direttivo dell’AIT. La nuova tariffa decorre comunque dall’1/1/2020.

Non occorre un grande sforzo di memoria per andare al 2018, quando i Sindaci, primo fra tutti Nardella, proclamarono a gran voce che veniva accordata una proroga della concessione a Publiacqua fino al 2024, in cambio di tre vantaggi fondamentali:

  • Nessun aumento delle tariffe
  • Incremento e realizzazione effettiva degli investimenti previsti
  • Contenimento del valore residuo finale da liquidare al socio privato per poi procedere alla ripubblicizzazione del servizio idrico.

(Rinfreschiamoci la memoria: clicca 1 e clicca 2)

Peccato che i nostri Amministratori, sicuramente incalzati da Publiacqua e con l’avallo del Direttore Generale dell’AIT, si siano rimangiati tutto quanto.

Non era questo l’impegno preso, e sfruttato oltretutto a fini elettorali!

Basta mettere a confronto il Piano Tariffario 2016-2024 approvato il 7/12/2018, all’indomani della proroga a Publiacqua, con il Piano Tariffario del giugno scorso: il primo prevedeva un incremento della tariffa pari allo 0,0% per gli anni 2019-2024: il secondo prevede invece un aumento per ciascun anno, in misura variabile, partendo dal 2.10% nel 2020, per poi rimanere al di sopra dell’1% fino al 2024 compreso. In pratica l’unico anno in cui le tariffe non sono cresciute è il 2019.

I nostri Sindaci dunque si permettono di aumentare le tariffe dell’acqua proprio in una fase di enorme crisi del Paese, dovuta alla pandemia Covid, dove tanti hanno perso il lavoro, tanti in cassa integrazione con stipendi ridotti, e tante le piccole imprese che comunque devono pagare i costi fissi ma registrano introiti ridotti all’osso, rischiando la chiusura. Senza contare che per le famiglie si è pure verificato un forte aumento dei consumi legato proprio all’emergenza sanitaria. Non a caso il Forum Toscano dell’Acqua aveva chiesto già nell’aprile scorso una tariffa agevolata, ed ecco arrivare la stangata in questo finale d’anno!

Le cose non vanno meglio per quanto riguarda gli investimenti: quelli programmati e tariffati del Piano approvato nel 2018 ammontavano a € 370.567.000 €, mentre si riducono a € 338.300.000 nel Piano 2020-24, con una netta flessione dell’8,7%.

Eppure, meraviglia delle meraviglie, gli utili da distribuire avranno un incremento di quasi il 35%, balzando da 68 a 91,50 milioni previsti dal nuovo Piano.

E che dire della beffa a proposito del valore residuo, da sborsare per la liquidazione del socio privato di Publiacqua? Allungare la Concessione, secondo i Sindaci, ne avrebbe permesso la diminuzione. Ora, nel Piano stilato nel 2018 il valore residuo a fine Concessione ammontava a 264.360.000 euro, nel Piano approvato il giugno scorso la cifra diventa 272.900.000 + 30.330.000 di conguagli, cioè 303.230.000.

Possiamo capire che non soltanto il socio privato (ACEA) con il 40% delle quote, ma CONSIAG (leggi Comune di Prato) con il 25% e il Comune di Firenze con il 21% abbiano tutto l’interesse ad attuare un piano economico-finanziario del genere, visto che da tempo le speculazioni di stampo privatistico piacciono tanto anche agli enti pubblici. Meno comprensibile risulta l’atteggiamento di tutti gli altri Comuni soci di Publiacqua, che contano complessivamente il 13,5% delle quote, quindi si distribuiscono solo le briciole, ma in Conferenza Territoriale il loro peso è pari a quello dei grandi Comuni. Evidentemente le leggi del mercato e del profitto si impongono su ogni altra cosa, di sicuro su ben più alti principi che dovrebbero essere invece al primo posto nel governo dei nostri

Amministratori, cui sempre più si addice il ruolo di riscossori di dividendi e proventi vari.

05/12/2020

rischiamo di rinunciare a quanto di più prezioso dovrebbe segnare le nostre vite: verità e giustizia, libertà e democrazia…

Non ci possiamo sempre accontentare del meno peggio. Basta annacquare i principi, i valori in cui diciamo di credere !

A forza di accontentarsi, di ridurre le aspettative, di ridimensionare gli obiettivi, rischiamo di rinunciare a quanto di più  prezioso dovrebbe segnare le nostre vite: verità e giustizia, libertà e democrazia… 

Esempio di Holding Esistenti già Quotate in Borsa

Non possiamo accettare che l’acqua finisca nelle mani di una holding, insieme a rifiuti, gas, energia elettrica (figurarsi!)  ritenendo una qualche forma di garanzia che il capitale della mostruosa multiutility sia interamente pubblico. L ‘acqua è un  bene comune, né pubblico né privato, di tutti e di nessuno: qualsiasi passo  per la traduzione in pratica di questi principi deve  rispettare l’assunto di partenza, e porsi sulla via che a quello conduca. Da subito, e senza compromessi  o ambiguità.

Venendo  allo specifico, è chiaro che per liquidare il socio privato in un’azienda idrica partecipata si debba  procedere alla disdetta dei patti  parasociali, come è avvenuto per Publiacqua. Ma è altrettanto chiaro che se semplicemente  sostituisco a quel socio privato un  ente a capitale interamente pubblico, lasciando invariato tutto il resto, non cambierà nulla: l’acqua resterà una merce da sfruttare per realizzare il massimo del profitto, con tutto ciò che ne consegue.

Cambia il dialetto ma la sostanza resta!



Con questa premessa il Forum Toscano Dei Movimenti per l’Acqua emette un nuovo comunicato stampa al riguardo degli ultimi avvenimenti in toscana.

Comunicato stampa

NO dei Sindaci al gestore unico regionale dell’Acqua

Ma continuano le manovre per una multiutility toscana

L’Assemblea dell’Autorità Idrica Toscana di giovedì 19 novembre ha regalato il NO dei Sindaci al gestore unico regionale del servizio idrico integrato. L’approvazione è stata unanime, accompagnata dal plauso e dai ringraziamenti di tutti i partecipanti. Ma in barba alla trasparenza delle istituzioni pubbliche solo dopo un’ora dall’inizio della riunione online, e dopo varie telefonate, è stato possibile seguire la diretta streaming.

L’opposizione a destinare Publiacqua spa, la maggiore azienda idrica toscana, alla gestione dell’intera rete regionale, era stata in realtà manifestata già nel 2018, in sede di Assemblea AIT. Nessuno però ha sottolineato che siano occorsi ben due anni per effettuare lo studio, apparentemente di tipo tecnico-legislativo, che ha dato il benestare all’attuale presa di posizione dei Sindaci.

Del resto, ancora nessuno ha evidenziato come l’obiettivo del gestore unico prosegua a campeggiare nella legge regionale 69/11 che disciplina proprio la gestione del servizio idrico. Quella stessa legge poteva essere totalmente riscritta nell’ottica di una vera ripubblicizzazione, tramite una pdl di Toscana a Sinistra, portata in Consiglio Regionale a fine luglio di quest’anno. Ma a quel punto PD e Lega hanno fatto mancare il numero legale, impedendone perfino la discussione, a riprova del pericolo che essa comportava per gli interessi particolari da cui sono sostenuti.

Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua ha sempre espresso contrarietà rispetto ad un accentramento nelle mani di un unico gestore, a discapito della qualità del servizio, e nell’assoluta ignoranza di problematiche inerenti le diverse zone della regione, più naturalmente riconducibili ai singoli bacini idrografici. Eppure non riusciamo ad accogliere con esultanza la notizia. Anzi, ci chiediamo se i Sindaci non sappiano o semplicemente fingano di non sapere cosa stia maturando anche soltanto negli ultimi due anni.

Il 2018 è stato particolarmente prolifico nello sfornare decisioni importanti per la gestione dell’Acqua. Decisioni politiche che come tali vanno lette. Intanto si è cominciato a manifestare l’intenzione di ripubblicizzare il servizio idrico, iniziando proprio dal territorio gestito da Publiacqua. Da allora proviamo a smascherare la presunta operazione che cela in realtà la volontà di intervenire unicamente sul piano economico-finanziario: liquidare il socio privato (ACEA/SUEZ), per ampliare la partecipazione dei Comuni e accogliere eventualmente aziende a capitale interamente pubblico. Tutto ciò, lasciando inalterata la veste della società per azioni, ente di diritto privato, votato al profitto. Niente di più lontano da quanto richiesto da milioni di cittadini/e con i referendum del 2011.

L’Acqua NON è una merce!

Interessante notare come ancora nel 2018 sia stato fatto un altro passo significativo nella medesima direzione: la concessione di proroghe alle aziende idriche, in alcuni casi fino al 2031, per dare maggiore agio non ad una vera ripubblicizzazione, come sbandierato, quanto ad una nuova configurazione delle aziende sul mercato, nell’intento di renderle più competitive oltre che più remunerative.

Dopo la “pausa” del 2019, segnata dall’elezioni in molti Comuni, il 2020 sembra aver favorito la ripresa delle manovre. Da tenere d’occhio sempre Publiacqua, ormai non più votata a gestire tutta la Toscana: le mire adesso sono altre e di maggior livello! I Consigli dei Comuni che fanno capo alla spa dell’acqua hanno votato la disdetta dei patti parasociali con l’azienda stessa, per arrivare, si dice, ad estromettere il socio privato. Ma quella che si prospetta è in verità la creazione di una holding che gestisca oltre all’acqua, i rifiuti, l’energia elettrica, il gas… Una multiutility che sicuramente mette d’accordo Comuni (almeno quelli più grandi, con in testa Firenze e Prato) e Regione; da sinistra a destra, senza eccezioni. Un vero esempio per l’intera regione e per tutto il territorio nazionale!

Quando il mercato detta legge, come in questo caso, hanno da guadagnare solo pochi: non i piccoli Comuni, non i cittadini specialmente più poveri, non l’ambiente. Certi disegni nulla hanno a che vedere con i principi di democrazia e di partecipazione, di solidarietà e di rispetto che fondano il bene comune e che dovrebbero orientare il pensiero e l’azione dei nostri Amministratori.

21/11/2020

Verso una holding dei servizi pubblici?

La Regione Toscana conferma il progetto privatistico ed antidemocratico

Comunicato Stampa

Tramite le dichiarazioni della neo Assessore all’Ambiente, Monia Monni, la Regione Toscana sembra confermare il progetto di stampo privatistico, oltre che assolutamente antidemocratico, della creazione di una holding che gestisca servizi essenziali come quelli legati ai rifiuti, l’energia, l’acqua.
Nuova holdingIl disegno nefasto ci era stato ricordato pochi giorni fa dal Sindaco di Firenze, Nardella, che ha chiamato il top manager Irace a ricoprire la carica di AD dell’azienda dei rifiuti, ALIA; per poi renderlo esecutore di una fusione con società multiservizi, in particolare nel campo dell’energia, come ESTRA/CONSIAG e Publiservizi; senza trascurare le spa dell’acqua, Publiacqua e Acque, entrambe compartecipate da ACEA, di cui Irace è stato AD per alcuni anni. Il mostruoso colosso sarebbe forse così completato.
In effetti, il piano di una multiutility regionale era stato lanciato e ripreso dall’ex Presidente Rossi in diverse occasioni, nell’arco del suo governatorato decennale, a dispetto di un pronunciamento popolare che con i referendum del 2011 aveva espresso chiaramente la volontà di sottrarre l’acqua, insieme agli altri servizi, dalle leggi del mercato e del profitto.
soldi_acquaE ancora tocca dire come il processo di ripubblicizzazione proposto dai Movimenti e condiviso da milioni di cittadini, sia tutt’altra cosa rispetto alla grandiosa operazione, a cui da tempo lavora la politica PD-Renziana che piace tanto anche alla destra. Tutte le manovre messe in atto finora dai nostri Amministratori hanno fini puramente speculativi, di matrice economico-finanziaria, e nient’altro. La sola “novità” sta nel fatto che per anni la politica ha assecondato se non spudoratamente favorito una gestione privatistica di beni e servizi, mentre oggi mira a farsi diretta imprenditrice, a capo della stessa.
Non si cambia la vera natura di una gestione se, come nel caso dell’acqua, si pensa di liquidare il socio privato, per inserire enti o aziende, sia pure con capitale interamente pubblico! Per non parlare di come ciò venga impunemente sfruttato per celare la manovra sotto le vesti di una ripubblicizzazione, addirittura in conformità a quanto richiesto dai cittadini. Ma si sa, il centro sinistra ha un talento davvero eccezionale per le operazioni di mascheramento.
BiodigestoriAnalogamente, riguardo ai rifiuti, a fine legislatura la Regione ha autorizzato i cantieri per i biodigestori (Montespertoli, Peccioli e Rosignano Marittimo): da una parte l’accostamento al “bio” vorrebbe attribuire il sistema alla green economy, dall’altra questa forma di riciclaggio entrerebbe di diritto a far parte della cosiddetta economia circolare. Eppure esistono dubbi fondati che la tecnica non sia affatto innocua, come esistono soluzioni alternative decisamente migliori per lo smaltimento, che non si vogliono nemmeno prendere in considerazione.
Facciamo allora appello ai Sindaci, in qualità di soci delle aziende che gestiscono i servizi pubblici, ma prima ancora come amministratori di un bene comune: fate sentire la vostra voce per uscire dalla logica economicistica, per far valere solidarietà e democrazia!  Oggi più che mai ne abbiamo bisogno.
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Quando il bene comune è solo merce

Top Manager Irace chiamato ad ALIA

 

COMUNICATO STAMPA

E’ notizia di questi giorni: pare certo che il top manager, Alberto Irace, sia stato chiamato dal Sindaco di Firenze, Nardella, per assumere la carica di Amministratore Delegato di ALIA, l’utility dei RIFIUTI che ha accorpato le aziende operanti sulla Piana Firenze-Prato-Pistoia.

Ma il piano ha mire ben più alte poiché sembra prevedere la creazione di una multiutility che inglobi ESTRA, con prevalenza di gestione nel settore GAS, e addirittura PUBLIACQUA, la Iracemaggiore società idrica della Toscana.

Ovviamente Irace avrebbe il ruolo di guidare l’operazione per poi installarsi, in qualità di AD, nella “mostruosa” società così realizzata.
Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua conosce Irace. Il primo incontro con lui è avvenuto all’indomani dei referendum del 2011, quando, presente suo malgrado, l’allora AD di Publiacqua manifestò tutto il disprezzo possibile per la vittoria ottenuta dai Movimenti, nonché la totale disapprovazione per quella che sembrava essere una svolta verso la reale ripubblicizzazione del servizio idrico.
Conosciamo Irace per un’altra questione: l’utilizzo da parte di Publiacqua del sistema informatico denominato Acea 2.0. acea-2.0

Siamo stati gli unici a cercare di far emergere le grandi manovre, dirette da Irace, che hanno visto vendere ad ACEA il template messo a punto da Publiacqua, per una cifra irrisoria; concedere gratuitamente “in visione” la stessa piattaforma ad ACEA, ancor prima della effettiva cessione; infine riacquistare da ACEA il “nuovo” template, ovviamente ad un prezzo esorbitante che sono e saranno i cittadini-utenti a pagare per intero.
Ma soprattutto conosciamo Irace per l’impronta aggressiva, in senso economico-finanziario, che ha segnato la gestione di Publiacqua negli anni in cui era AD della stessa. La logica della speculazione e del profitto si è imposta, garantendo utili milionari alla società, in barba agli investimenti effettivi e ad interventi necessari e urgenti di manutenzione, tanto per dirne una.
Non vorremmo comunque far ricadere su un’unica persona il peso e la responsabilità di scelte oltremodo deleterie nella gestione di un bene comune.

In realtà, come troppo di frequente accade, attrice protagonista è la politica, con i nostri Amministratori che paiono aver perso da tempo il senso più nobile del termine “pubblico”, per abdicare a politiche e decisioni di puro stampo privatistico.
Come più di una volta abbiamo messo in luce riguardo al servizio idrico, ma lo stesso vale per gas, energia elettrica, rifiuti… i Governatori locali, acqua_dollarisalvo rare o individuali eccezioni, si stanno trasformando in maniera sempre più decisa in investitori con interessi esclusivamente finanziari. Vengono così depotenziate o addirittura sperperate esperienze concrete di qualità, come era quella di Publiacqua prima dell’entrata del socio privato, come probabilmente era di ASM prima della fusione in ALIA, con l’unico obiettivo dell’accaparramento di utili. E’ allora naturale che la qualità del servizio peggiori sotto ogni aspetto, compreso quello apparentemente avulso di una gestione democratica. In questo tipo di ottica, Irace costituisce senz’altro una garanzia; e una garanzia per tutti, da sinistra a destra.
Ed è veramente grave questa unanimità di pensiero e di intenti, che lascia spadroneggiare il Sindaco di Firenze, permettendogli di fare certe scelte. In realtà la “voglia” di multiutility era stata manifestata anche dal Governatore Rossi, però è la politica renziana che da anni, prima col capostipite, poi tramite il Sindaco Nardella, spinge in ogni modo verso la privatizzazione dell’acqua e degli altri servizi.

E’ davvero scandaloso che non si levi una voce di dissenso!

il-mio-voto-va-rispettatoCome è scandaloso che, perfettamente in linea con lo stile di Renzi, si vogliano mascherare operazioni meramente speculative e di accentramento di potere con la veste candida della ripubblicizzazione.

Nel caso dell’acqua il risultato referendario impone il “gioco”, nel caso dei rifiuti o in altri, non si fa neppure questa fatica.
Complimenti dunque a Renzi e ai suoi uomini! Con neppure il 5% dei consensi alle recenti elezioni regionali, continuano ad imporre la loro volontà, favorendo e costruendo il guadagno di pochi, a discapito del bene comune. Ma evidentemente questo è uno “sport” in cui tutta la politica aspira ad eccellere.

 

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Torna in auge il piano strategico regionale con la costruzione di grandi “autostrade” dell’acqua. Comunicato Stampa

Torna in auge il piano strategico regionale con la costruzione di grandi “autostrade” dell’acqua.

 

La proposta rilanciata dal Presidente di Publiacqua, Lorenzo Perra prevede tre enormi condutture sotterranee:

.dal lago di Bilancino a Calenzano e quindi, Prato. 20 km, per 100 milioni di euro. Da notare che i costi previsti nel 2017 sono assai lievitati, passando da 25 a 100 milioni di euro! TuboneSenza considerare che i rilasci di Bilancino servono a mantenere viva la Sieve;
. dall’impianto di Casa di Lupo a Porcari, Capannori fino a Serravalle Pistoiese, utilizzando le acque del Serchio. 55 km, per 67 milioni;
. dal lago di Montedoglio fino a Montevarchi e altri Comuni aretini. Altri 18 milioni.
Il piano strategico regionale varato nel 2017 prevedeva sostanzialmente di interconnettere tutte le fonti di approvvigionamento di acqua potabile mediante megacondotte che avrebbero creato quasi un anello intorno alla regione. Un piano mai attuato, per l’enorme costo che si sarebbe dovuto sostenere, da riversare interamente sulle bollette dei cittadini. Hanno influito inoltre le proteste delle popolazioni residenti. C’è stata infatti una grande opposizione a Massa Carrara, per il “tubone” che dalle Apuane avrebbe dovuto portare l’acqua a Livorno; come insorsero i cittadini del Mugello, già depredati di torrenti e pozzi a causa della TAV.
Adesso, il presidente Perra ripropone tre megainterventi, con la giustificazione che costa troppo potabilizzare l’acqua dell’Arno. Vogliamo ricordare che tra i sei gestori della Toscana è Publiacqua che utilizza prevalentemente acque superficiali, affermando che fare tanti pozzi aumenta i costi. Tutti gli altri gestori privilegiano le acque profonde.
Non solo, vorremmo anche rammentare che i collettori fognari, tramite gli scolmatori, e i depuratori sono collocati sui corsi d’acqua ed è proprio qui che sversano i propri reflui. Forse se ne dovrebbe innanzi tutto aumentare l’efficienza depurativa, anche per mantenere in vita un essenziale ecosistema.
Sarebbe poi essenziale considerare che le gestioni idriche toscane perdono in media circa il 40% dell’acqua potabile immessa in rete. Perdite idriche 2019 - 2Publiacqua perde ogni anno, per metro di rete idrica lineare, addirittura quasi 11 metri cubi di acqua, l’equivalente di una piccola piscina.
A nostro parere sarebbe quindi più opportuno sostituire la rete idrica obsoleta e salvaguardare localmente le fonti di approvvigionamento dell’acqua potabile, invece di devastare ancora una volta il territorio con nuove opere. Perché di grandi opere ne abbiamo subite già troppe, e i risultati, con il notevole utilizzo di soldi pubblici, non sono stati certamente entusiasmanti.
Viene ora proposto di finanziare le autostrade dell’acqua con le risorse che arriveranno dal Recovery fund della Comunità Europea. Ma queste scelte deludono totalmente quella speranza che dopo la tragedia di una pandemia si fosse riflettuto sul nostro stile di vita e sulla gestione del nostro territorio e dei nostri beni comuni. Confermano invece quella visione di “sviluppo” che antepone l’utilizzo di grandi risorse per mega opere devastanti per l’equilibrio dell’ecosistema ai possibili e indispensabili problemi causati dalle tante fragilità del nostro sistema paese.

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