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TRIBUNALE DI PISTOIA CONDANNATA DI NUOVO PUBLIACQUA


ALTRA IMPORTANTE SENTENZA PER GLI UTENTI DI PUBLIACQUA
IL TRIBUNALE DI PISTOIA RIBADISCE
NON DOVUTE LE SOMME RICHIESTE DA PUBLIACQUA
PER LA DEPURAZIONE

COMUNICATO STAMPA


Il Tribunale di Pistoia, in persona del dott. Emanuele Venzo, con sentenza n. 828 del 4 ottobre 2022, ha accolto l’appello proposto dal sig. Andrea Degli Esposti contro la sentenza del Giudice di Pace di Pistoia, dr.ssa Chiara Guazzelli, che aveva rigettato il ricorso presentato dall’utente, nei confronti di Publiacqua s.p.a.
Il Tribunale, in sintonia con una precedente sentenza, del 29.06.2022, a firma del Dr. Nicola Latour, ha quindi dichiarato la non debenza degli importi richiesti da Publiacqua a titolo di quota di tariffa per la depurazione, in base alla legge n.13 del 2009, con il conseguente diritto dell’utente al rimborso degli importi indebitamente corrisposti.
La causa aveva preso il via dal ricorso presentato al Giudice di Pace di Pistoia dal sig. Andrea Degli Esposti, assistito dall’Avv. Sandro Ponziani, del Foro di Perugia, al quale era stata addebitata, pur non essendo servito da nessun impianto di depurazione, la quota di tariffa relativa alla depurazione ( non dovuta in base alla sentenza della Corte Costituzionale n. 335/2008, che ha dichiarato la illegittimità di tale balzello, in mancanza del relativo servizio).
Tale quota era stata richiesta al sig. Degli Esposti, ed anche a moltissimi altri utenti, non serviti da depurazione, anche retroattivamente (con riferimento al periodo decorrente dal 2010 in poi), asserendo che pur non essendo presente il servizio di depurazione, erano comunque stati avviati i progetti per i lavori relativi all’adeguamento del depuratore, e che pertanto la relativa quota doveva ritenersi dovuta.
Nei confronti delle pretese di Publiacqua, il sig. Degli Esposti ha sostenuto invece che il richiamo alla legge n.13/2009 era infondato, in quanto non erano stati rispettati i tempi programmati per i lavori, ed in quanto Publiacqua era venuta meno ai doveri di informazione nei confronti degli utenti, imposti dalla stessa legge.
Publiacqua dal canto suo, chiedeva che il Giudice condannasse l’utente a pagare quelle quote di tariffa per la depurazione, che ancora non erano state corrisposte, in quanto autoridotte per protesta dal sig. Degli Esposti, e a dichiarare dovute quelle già corrisposte.
Con la sentenza di primo grado, il Giudice di Pace di Pistoia, in persona della Dr.ssa Chiara Guazzelli, riconosceva che Publiacqua aveva inserito informazioni false in bolletta, ma affermava altresì che l’avere inserito informazioni non veritiere all’interno delle fatture, pur trattandosi di condotta censurabile, non era sufficiente “per qualificare come indebito il pagamento della quota di tariffa per la depurazione, visto che comunque risultavano attivate le procedure di affidamento delle prestazioni di progettazione”; per cui aveva rigettato la domanda dell’utente, senza peraltro far alcun riferimento in motivazione al mancato rispetto dei tempi programmati per i lavori.
Contro tale sentenza, Andrea Degli Esposti aveva presentato appello al Tribunale, il quale all’esito del procedimento ha accolto in pieno gli argomenti sostenuti dall’avvocato Ponziani.
In primo luogo, la sentenza ha accertato il difetto di informativa all’utenza da parte di Publiacqua, la quale sino all’anno 2015 ha segnalato in bolletta che non era in corso nessuna attività di progettazione, realizzazione, o attivazione del depuratore, salvo poi affermare il contrario al fine di richiedere il pagamento della depurazione in maniera retroattiva.
Ma soprattutto ha evidenziato che “non sussistono gli elementi costitutivi, normativamente previsti, del diritto del gestore alla corresponsione degli oneri di depurazione”, non avendo Publiacqua dato prova del rispetto dei tempi programmati per i lavori, e dell’effettiva messa in esercizio del depuratore nei tempi stabiliti.
Il rispetto delle tempistiche di progettazione ed esecuzione dell’impianto di depurazione – si osserva in sentenza – costituisce infatti la condizione necessaria perché possa essere fatta valere la pretesa di pagamento nei confronti dell’utente, “al fine di non gravare ad libitum l’utente di una tariffa relativa ad un servizio di cui non sta usufruendo e di cui non usufruirà secondo tempistiche certe, per ritardi nella esecuzione degli interventi a lui non imputabili”.
Pertanto il Tribunale di Pistoia, in accoglimento dell’appello formulato dall’avv. S.Ponziani, ha annullato la precedente sentenza del Giudice di Pace, dr.ssa Chiara Guazzelli e, in perfetta sintonia con quanto già statuito da altra sentenza dello stesso Tribunale, ha dichiarato non sussistente l’obbligo a carico di Degli Esposti Andrea di corrispondere in favore di Publiacqua S.p.a. le somme al medesimo addebitate a titolo di quota di tariffa per la depurazione.
Per l’effetto, ha condannato Publiacqua alla restituzione di quanto già percepito a tale titolo (inclusa l’ IVA al 10%), al pagamento degli interessi legali dalla data dei singoli pagamenti al saldo, e al pagamento altresì delle spese legali, sia del giudizio di primo grado davanti al giudice di Pace che del giudizio di appello davanti al Tribunale.
La sentenza assume una particolare importanza, in quanto conferma l’orientamento già assunto dallo stesso Tribunale sulla medesima questione.
Ne consegue che ora tutti gli utenti di Publiacqua ( che si calcola siano diverse migliaia), non serviti da impianti di depurazione funzionanti, o comunque serviti in ritardo rispetto ai tempi programmati, potranno far valere nei confronti del gestore il diritto al rimborso di tutte le somme indebitamente corrisposte per la depurazione inesistente, o tardivamente attivata.

Pistoia, li 12.10.2022
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua Pubblica



PUBLIACQUA : STANGATA ANCHE PER L’ACQUA. I SINDACI DIMENTICANO LE PROMESSE FATTE

Comunicato stampa

Dopo gli aumenti di tutte le tariffe legate all’energia e di conseguenza dei prodotti alimentari ed essenziali per la vita quotidiana arriva anche un salasso sulle tariffe dell’acqua.

Vogliamo ricordare quando nel 2018 i nostri cari sindaci prorogarono dal 2021 al 2023 la concessione del servizio a Publiacqua, giustificando l’operazione con l’assicurazione che con la proroga le tariffe non avrebbero subito incrementi.

Questo perché nel 2021 sarebbero stati tolti gli oneri relativi alle concessioni degli impianti, che pesano sui costi di produzione di Publiacqua per oltre il 13%, pari a circa 30 milioni di euro.

Vogliamo ricordare che questi oneri, sono stati dichiarati illegittimi dall’Autorità Nazionale da tempo, infatti erano legati agli investimenti fatti dai comuni antecedentemente all’affidamento della gestione, quindi estinti da tempo.

Nonostante la netta diminuzione dei costi di Publiacqua i nostri sindaci hanno approvato, in piena pandemia, nel giugno 2020 la deliberazione n. 3, che prevedeva aumenti di tariffe per gli utenti domestici per il 16% del servizio acquedotto ed oltre il 9% per tutti i servizi: acqua, fognatura e depurazione.

Dalla relazione del direttore dell’AIT apprendiamo che, nonostante il piano economico finanziario prevedesse per il 2020 utili netti di 17 milioni gli effettivi sono stati 25; per il 2021 ne erano previsti 13 e siamo in attesa della relazione del direttore dell’AIT per conoscere se anche nell’anno passato hanno superato la quota fissata.

Nel 2022 il piano economico finanziario prevede addirittura 25 milioni di utili, infatti i nostri sindaci, privati del canone di concessione, puntano ai profitti.

Nella Conferenza territoriale, delibera n. 3/2021 del 27 dicembre, approvata poi dal direttivo con deliberazione n. 17/2021 del 29 dicembre, è stata approvata una riforma Strutture dei Corrispettivi, cioè delle tariffe, che stabilisce una tariffa base di euro 1,33, diminuendo allo stesso tempo i metri cubi agevolati previsti per le famiglie da 3 a più componenti, che invece addebiteranno come eccedenza ad un costo di quasi 4 euro.

Quindi ad un aumento delle bollette di oltre il 9% si sommerà questa sgradita novità, mentre per loro hanno pensato bene di diminuire la tariffa per le sole utenze intestate ai Comuni a cui viene applicata una tariffa scontata dell’86%, ma indovinate chi sarà a pagare i 4,5 milioni di euro di sconto applicato ai comuni, per 2,5 milioni le utenze domestiche e per 1,5 milioni di euro sulle utenze industriali commerciali, etc.

Tutto ciò avviene anche per il Vincolo di Ricavo Garantito, sistema che garantisce i ricavi al gestore indipendentemente dai consumi effettivi, quindi sulle utenze domestiche già penalizzate dall’incremento dei consumi per la pandemia, mentre tutte le altre attività hanno registrato minori consumi di acqua, peseranno

le componenti a conguaglio rispetto ai precedenti due anni.

Il nostro Comitato vuole denunciare la irrazionalità di queste scelte che colpiscono i ceti più deboli in questo difficile momento che vede aumentare in modo significativo la povertà con tante famiglie che quotidianamente devono fare scelte difficili per la loro sopravvivenza, e i nostri sindaci dovrebbero in prima persona essere sensibili a queste criticità dei loro concittadini.

Convegno on line – Il video

Il Forum Italiano ed il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua, in collaborazione del CCAdbr (Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni per la depurazione, le bonifiche, e la ripubblicizzazione del servizio idrico), hanno organizzato un convegno on line venerdì 5/11/21 specificamente dedicato agli attualissimi temi della costituzione di una “NewCo” per Acque Spa e del cosiddetto progetto “multiutility toscana”.

Fra gli interventi si segnalano:
Remo Valsecchi, esperto tecnico del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Giuseppe Sardu, Presidente di Acque Spa
E poi:
Rossella Michelotti – Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua
Clara Gonnelli – CCA dbr
Stefano Petroni – Forum Acqua Valdera
Andrea Romanelli – Presidente di Federalberghi Pisa
Matteo Ferrucci – Sindaco di Vicopisano
Marco Barbato – Una Città in Comune – Pisa


Ha diretto l’orchestra Paolo Carsetti – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua


Strumenti e assistenza tecnica messi a disposizione dall’Istituto Zaccagna di Carrara che ringraziamo vivamente.

www.zaccagnagalilei.edu.it

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Depurazione: nuovo bomba libera tutti !

REGIONE TOSCANA E TRANSIZIONE ECOLOGICA / DEPURAZIONE:

UN NUOVO BOMBA LIBERI TUTTI

Comunicato Stampa

Nell’anno 2016 in Regione Toscana venne approvata la legge N. 5 “Disposizioni straordinarie per il rilascio delle autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane” con cui venivano autorizzati tutti gli scarichi fognari fuori norma di legge dei gestori del servizio idrico toscano. Le Autorità competenti, in questi anni, hanno continuato a ripetere il mantra che, le perdite idriche restavano elevate in quanto si erano privilegiati gli investimenti sulla depurazione dei reflui fognari. Oggi invece abbiamo la dimostrazione che questa legge ha avuto solo la funzione di sanare i mancati investimenti relativi alla depurazione e al collettamento ai depuratori degli scarichi in fogna. La proroga concessa per la messa a norma degli scarichi pubblici, anche a seguito alle procedure di infrazione della Comunità Europea, era di 6 anni, e proprio nel 2021 gli interventi dovevano essere conclusi.

A distanza di 6 anni invece siamo punto e a capo: la legge sugli scarichi sarà nuovamente prorogata, come pure quella sulla tutela delle acque dall’inquinamento, e invece di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini si tutelano gli interessi dei responsabili di una gestione nefasta.

Vogliamo ricordare che dal 2016 al 2019, quindi in solo 4 anni, i gestori toscani hanno incassato ben 328 milioni di utili, ma si sono guardati bene dall’effettuare gli investimenti previsti sia nella rete idrica che nella depurazione.

Nella attuale modifica si dichiara che la proroga non deve causare un deterioramento delle acque del corpo idrico, ma niente si dice in merito a chi, come, quando e con quali risorse saranno effettuati i controlli. Chi ha la responsabilità del controllo degli interventi previsti? la legge regionale 69/2011 attribuisce questa funzione all’Autorità Idrica, che ha deliberato anche il piano con l’elenco degli interventi approvati.

Peccato che nelle che relazioni annuali del Direttore dell’AIT non riusciamo a trovare nessuna informazione su quanti progetti di depurazione e collettamento delle fognature siano ancora da completare, mentre veniamo edotti ogni anno in merito a tantissimi aspetti del servizio idrico. E’davvero sconcertante che non vi sia alcuna documentazione specifica sugli interventi oggetto di proroga, soprattutto per quelli in infrazione per la Comunità Europea, e che non siano stare rese note le motivazioni tecniche per le quali i lavori di messa a norma non sono stati effettuati nei tempi previsti. Una chiara mancanza di trasparenza e di corretta informazione. Per non dire dell’atteggiamento di alcuni Comuni, soci delle aziende idriche, che sulla questione, come su tutto il resto, tacciono.

Sta di fatto che in passato abbiamo pagato la quota depurazione anche se non dovuta, che si è fatto di tutto per non restituirla agli utenti, e che adesso i cittadini dovranno pure pagare le multe disposte dall’Europa per i mancati adeguamenti. Beffati ben tre volte! I gestori saranno nuovamente autorizzati a perpetrare la pratica degli scarichi, anche molto inquinanti, in fiumi, laghi, mare: questa è la transizione ecologica della Toscana.

Acque SpA si smarca dalla Multiutility e pensa in proprio


In un incontro pubblico con il sindaco di Pontedera Matteo Franconi ed il Presidente di Acque S.p.A. Giuseppe Sardu, Stefano Petroni in rappresentanza del Forum Acqua Valdera, ha evidenziato le differenze di interpretazione sulla “ripubblicizzazione” del servizio idrico.

Nonostante la presa di posizione attuale dei sindaci dei Comuni che fanno parte di Acque S.p.A., avversa alla multiutility toscana attualmente in gestazione a partire dall’area fiorentina, noi restiamo dell’idea che se si vuole dare forma all’esito dei referendum sull’acqua pubblica si debba mirare alla trasformazione da una società di diritto privato, come attualmente è Acque Spa, in un asocietà di diritto pubblico e quindi priva di profitti, ovvero un’Azienda Speciale.

Diversamente, si riacquistano sì le quote del privato per renderle di proprietà pubblica, ma rimangono i profitti sulla gestione di questo bene comune essenziale alla vita e, visto che le Amministrazioni Comunali cambiano e cambiano le idee e gli orientamenti anche all’interno delle stesse parti politiche, nulla vieta che un domani, le “sirene” della nuova grande multiutility (e di una quotazione in borsa) si facciano di nuovo sentire. L’unico modo per “mettere in sicurezza” l’acqua pubblica è la sua gestione partecipata, trasparente e democratica attraverso una società di diritto pubblico.

In questi 2 video:

Il dibattito in sintesi

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Il dibattito quasi completo

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NEWCO, OVVERO NUOVI PROFITTI SULL‘ACQUA!

Comunicato Stampa

Nelle prossime settimane i Consigli Comunali della Valdera, insieme a quelli di tutti gli altri comuni gestiti da Acque Spa, saranno chiamati a votare una delibera ed uno statuto precompilato, al fine di conferire le proprie quote e partecipare alla costituzione della NewCo Spa, che a sua volta rileverà le quote in Acque Spa attualmente possedute dalla parte privata (tramite il raggruppamento denominato ABAB Spa); questa operazione viene spudoratamentespacciata come una sorta di ripubblicizzazione del servizio idrico. Ma, leggendo attentamente gli atti, si vede chiaramente che questa operazione non ha niente a che fare con quanto espresso dalla volontà popolare nei referendum del 2011, che reclamava una vera gestione pubblica del servizio: democratica, partecipata, trasparente e, soprattutto, senza la possibilità per nessuno di fare profitti su questo bene comune essenziale alla vita.

Si tratta in realtà di un’operazione puramente economico-finanziaria, figlia di un approccio culturale e politico nella gestione dei servizi pubblici locali di stampo decisamente privatistico. LaNewCo sarà una società di diritto privato, e come tutte le Spa avrà come fine principale il profitto. Addirittura si parla espressamente di dividendi futuri, e l’art 24 “Bilancio” specifica persino la modalità di ripartizione degli utili.

Il tutto si inserisce in un percorso che ha l‘obiettivo di arrivare ad una multiutility toscana, una holding che dovrebbe aggregare le partecipazioni azionarie dei Comuni nelle aziende che gestiscono servizi pubblici locali e di interesse generale; nei loro sogni non solo acqua, ma possibilmente anche rifiuti, luce e gas. Un nuovo potente colosso da quotare poi in borsa, per competere sul mercato con le altre multiutility che si spartiscono il territorio italiano: grandi dimensioni, grandi profitti.

Con questa operazione è evidente che i piccoli comuni perderanno le residue possibilità di programmazione e di controllo mentre i comuni che detengono le maggiori quote avranno potere di nominare l’Amministratore e il CdA; e saranno proprio questi ultimi a prendere tutte le decisioni. Il sistema di gestione dei servizi pubblici, e del servizio idrico in particolare, ha già mostrato in questi anni tutte le debolezze che si generano quando si allontanano le decisioni dai territori e si espropriano Sindaci e Consigli Comunali di qualsiasi potere di intervento sui servizi stessi.

Riteniamo inoltre doveroso stigmatizzare la mancata trasparenza di tutto questo percorso, che è già di per sé sintomatica delle reali intenzioni che sottostanno allo stesso; l’iter seguito fino a questo momento, infatti, non ha previsto nessuna discussione nelle sedi politiche competenti, Conferenza Territoriale e A.I.T., e tutta la manovra si sta svolgendo in tempi record, escludendo il coinvolgimento dei cittadini in un processo democratico e partecipato.

Del resto gli esiti disastrosi ed il fallimento della gestione in forma privatistica dell’acqua, a ormai vent‘anni dalla costituzione di Acque Spa sono sotto gli occhi di tutti: in termini di elevate perdite idriche, di qualità delle acque, di elevatissimi costi delle bollette (tra le più care d’Italia), di investimenti insufficienti, per non dimenticare i molti territori con fognature e impianti di depurazione ancora assenti o vetusti. Occorre prenderne atto, e avere il coraggio (e la volontà) di riportare i servizi idrici dei nostri territori sotto la gestione di un’azienda di diritto pubblico, ovvero priva di profitti e dividendi, i cui eventuali utili annuali vengano interamente reinvestiti nel servizio idrico stesso.

Il Forum Acqua Valdera ed il Forum Toscano dei Movimenti per l‘Acqua invitano quindi caldamente tutti i Consigli Comunali a votare contro questa delibera e respingere lo scellerato progetto della “NewCo”, che rappresenta niente altro che un ulteriore mercificazione dell’acqua! Molti dei Consiglieri Comunali attuali, sparsi in vari Comuni, furono al nostro fianco dieci anni fa proprio per sostenere la giusta lotta per un acqua fuori dal mercato, priva di profitti: non vi rendete ora responsabili dell‘ennesimo tradimento del referendum!

INVITIAMO INOLTRE TUTTI GLI ATTIVISTI ED I SIMPATIZZANTI, NONCHÉ TUTTE LE REALTÀ POLITICHE, ASSOCIATIVE E DI MOVIMENTOCHE HANNO SOSTENUTO E SOSTENGONO LA LOTTA PER L‘ACQUA PUBBLICA, A FAR CIRCOLARE QUANTO PIÙ POSSIBILE QUESTO COMUNICATO E AD ATTUARE DOVUTE E ADEGUATE PRESSIONI NEI PROPRI COMUNI DI RESIDENZA AFFINCHE IL PROGETTO “NEWCO” SIA RESPINTO.

NewCo dell’Acqua: il nuovo capitalismo dei Sindaci!


Evidentemente i Sindaci-soci di Publiacqua che hanno sollecitamente conferito le quote azionarie dei rispettivi Comuni nella NewCo Acqua Toscana ambivano più a fare gli imprenditori che non i Sindaci. Ma allora hanno sbagliato mestiere, perché il bene comune non si amministra tramite operazioni finanziarie, prettamente speculative, come la costituzione della NewCo all’interno di Publiacqua.

La nuova spa, anch’essa ente di diritto privato, ha visto l’adesione di 32 Comuni, dei 46 serviti dall’azienda idrica più grande della Toscana. E la ratifica davanti al notaio del neo soggetto, il 14 giugno scorso, è suonata come una beffa : dieci anni esatti dai referendum sull’acqua. Così i nostri Sindaci rampanti hanno dato un’ulteriore zampata per affossare la volontà popolare espressa da oltre 26 milioni di cittadini/e che avevano affermato a chiare lettere: fuori l’acqua dal mercato e fuori i profitti dall’acqua! Dal 2011, nascosti dietro la doppia veste di governatori locali e soci dell’azienda, i Sindaci della zona centrale della Toscana, salvo rarissime eccezioni, si sono sempre sottratti a reali e concreti interventi a favore della ripubblicizzazione del servizio idrico, preferendo la sottomissione, quando non l’esplicito sostegno, alla parte privata (ACEA-SUEZ.) Come se non avessero posseduto la maggioranza delle azioni di Publiacqua! E , prima ancora, come se non potessero effettuare davvero una decisa scelta politica in direzione opposta!

E adesso ci offrono lo spettacolo osceno di una scalata alla conquista di Publiacqua, per diventare loro stessi padroni e mercificatori di un bene comune, con il solo obiettivo del guadagno, per fare cassa e destinare i proventi dell’acqua ad attività estranee al servizio idrico, con l’unica prospettiva di rinsaldare neo-capitalismo e neo-liberismo imperanti. Basta vedere l’iter seguito per il varo della NewCo: nessuna discussione, nessuna decisione nelle sedi politiche competenti, Conferenza Territoriale e AIT, dove peraltro ogni Comune conta UNO e non zero virgola qualcosa , oppure uno o due percento, come vale nell’assemblea societaria. E ancora, nessun coinvolgimento dei cittadini in un processo democratico e partecipato. No, la via percorsa è sul piano strettamente economico-finanziario; e la nuova spa è solo la prima tappa, poiché si punta a creare una holding che oltre all’acqua gestisca rifiuti, energia elettrica, gas. Una holding multiservizi, da quotare in borsa!

E che dire del ruolo assunto da Firenze e Prato? Come veri padroni hanno avviato il processo di accaparramento di introiti, poltrone, consensi… e se ne infischiano dei Comuni minori, ai quali non toccheranno che briciole. Da rilevare poi come le grandi manovre stiano procedendo ad una velocità mai riscontrata nelle faccende della pubblica amministrazione: in un batter d’ali i nostri Sindaci si stanno dimostrando capaci di blindare la gestione del servizio idrico, e non solo, col marchio del regime privatistico.

Cari Sindaci, che ne è del vostro ruolo di amministratori e garanti del bene comune? A cosa si è ridotto il vostro ruolo: a gestire l’anagrafe locale e un po’ di cultura? State abbandonando tutto in mano al mercato, e addirittura pretendete di fare gli speculatori, affidandovi ai vari manager di turno! Ma, rimanendo all’acqua: perché la bolletta è da anni in ascesa; la qualità della risorsa è pessima, e le perdite arrivano a sfiorare il 50%? Perché una gestione privatistica bada al profitto, e nient’altro. E voi puntate a sostituirvi al privato e a consolidare una situazione che uccide la democrazia e la giustizia sociale, e non rispetta le persone né l’ambiente.

Anche una sola voce fuori dal coro è importante. Il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua invita allora i Comuni che non hanno aderito alla NewCo a valutare collettivamente un percorso alternativo per la costituzione di un’azienda consortile di diritto Pubblico, offrendo disponibilità e supporto.

NEWCO DELL’ACQUA PER UNA FALSA RIPUBBLICIZZAZIONE

FIRENZE ALLA REGIA

In questi giorni il Comune di Firenze ha inviato ai comuni soci di Publiacqua una delibera ed uno statuto precompilato, al fine di partecipare ad un’operazione di aggregazione dei soci pubblici di Publiacqua Spa, da effettuare mediante la costituzione di una nuova società a totale controllo e partecipazione pubblica, spacciandola per la ripubblicizzazione del servizio idrico.

Ora, se si leggono attentamente gli atti proposti, vediamo che questa operazione non ha niente a che fare con quanto espresso dai cittadini toscani con il referendum del 2011, che chiedeva una vera gestione pubblica del servizio, senza che nessuno potesse fare profitti su questo bene comune.

In questo caso si tratta di un’operazione puramente economico-finanziaria, rivestita solo apparentemente di principi e valori, mentre l’approccio culturale e politico nella gestione dei servizi pubblici locali è decisamente di stampo privatistico. Infatti la Newco sarà una società di diritto privato, e come tutte le Spa avrà come fine principale il profitto.

Addirittura si parla espressamente di dividendi futuri, e l’art 24 “Bilancio” specifica persino la modalità di ripartizione degli utili.

La delibera richiama in modo chiaro la Multiutility toscana che dovrebbe aggregare le partecipazioni azionarie dei Comuni nelle aziende che gestiscono servizi pubblici locali e di interesse generale; quindi una Holding che si occuperà, come più volte affermato pubblicamente dal presidente Giani, dall’assessore Monni e dai sindaci di Firenze e Prato, di acqua, rifiuti, luce e gas. Una Holding da quotare poi in borsa, come se questi servizi fossero un bene di consumo qualsiasi, e non beni e servizi essenziali per la vita dei cittadini.

In altri termini, un enorme carrozzone sulle spalle dei cittadini toscani che sarebbero chiamati a dover pagare bollette non per quanto sarebbe giusto pagare per l’acqua consumata o lo smaltimento dei rifiuti prodotti ma un consistente sovrappiù che servirà a remunerare lautamente gli azionisti privati e pubblici della Holding.

Con l’operazione prospettata i piccoli comuni non avranno alcuna possibilità di programmazione e di controllo e, come allo stato attuale, potranno solo partecipare all’approvazione del bilancio. I comuni che detengono le maggiori quote (chiaramente Firenze e Prato) invece nomineranno l’Amministratore e il Consiglio di Amministrazione, perfino tra i non soci, e saranno proprio questi ultimi a prendere tutte le decisioni. Il sistema di gestione dei servizi pubblici ha già mostrato in questi anni tutte le debolezze che si generano, allontanando le decisioni dai territori e espropriando addirittura Sindaci e Consigli Comunali di qualsiasi potere di intervento e modifica dei servizi stessi.

Non solo, i piccoli centri aderendo alla proposta di Firenze e Prato si tireranno la zappa sui piedi poiché se oggi ,in quanto soci, possono contare sui proventi distribuiti da Publiacqua a titolo di dividendi , in seguito perderanno il diritto alla percezione degli stessi, perché sarà la Newco ad usufruirne.

Ripubblicizzare veramente il servizio sarebbe possibile tramite un’azienda speciale consortile, di diritto pubblico: già quasi 70 milioni di euro sono i dividendi di parte pubblica non distribuiti, e forse altrettanti se ne accumuleranno da qui a fine concessione, nel 2024, riserve più che sufficienti per liquidare il socio privato attuale.

L’adesione a questa Holding rappresenta un ennesimo tradimento della volontà popolare e della possibilità degli amministratori locali di programmare e controllare i servizi: oggi si sta chiedendo ai Comuni di approvare l’ennesima scatola cinese!

Auspichiamo che questa inaccettabile proposta sia di stimolo affinché i Sindaci, i Consigli comunali e la politica in genere riprenda il proprio ruolo, finalmente a favore del bene comune.

Allarme ONU: la quotazione in Borsa dell’acqua minaccia i diritti umani


Con un comunicato dell’11 dicembre u.s. il Relatore Speciale dell’ONU sul diritto all’acqua, Pedro Arrojo-Agudo, ha espresso grave preoccupazione alla notizia che l’acqua, come una qualsiasi altra merce, al pari dell’oro, del petrolio, verrà scambiata sul mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street.

Il bubbone è scoppiato in California, uno dei posti al mondo dove la domanda di acqua sta superando l’offerta, in quanto la siccità, cresciuta a causa dei cambiamenti climatici, si fa sentire in maniera sempre più drammatica.

Ciò dovrebbe costituire un monito per l’intera umanità: questa risorsa fondamentale, già minacciata dall’incremento demografico, dal crescente consumo ed inquinamento dell’agricoltura su larga scala, e della grande industria, in particolare quella mineraria, va assolutamente preservata e messa a disposizione di tutti.


Ce lo dobbiamo far ricordare dal Relatore dell’ONU, da Vandana Shiva o da Papa Francesco che l’acqua è un bene essenziale per tutti gli esseri viventi e per la salute pubblica? Come possiamo accettare che l’acqua venga quotata in borsa al pari di un generico articolo commerciale, aprendo così alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni, piccoli agricoltori e piccole imprese?

Venendo all’Italia e alla Toscana, in particolare, gli interrogativi si fanno più pressanti. Dobbiamo essere noi dei Movimenti, a ricordare che i referendum del 2011 sancirono la sottrazione dell’acqua e di altri beni/servizi dal mercato e dal profitto? Come possiamo accettare che, a quasi dieci anni di distanza, i Sindaci e il Governatore di Regione, rigorosamente targati PD/Renzi, si impegnino a creare una holding Centro Toscana che gestisca l’acqua, oltre a gas, energia elettrica e rifiuti, puntando oltretutto alla quotazione in borsa? Come possiamo accettare che dopo aver impunemente sbandierato la volontà di ripubblicizzare l’acqua, soprattutto in prossimità delle elezioni amministrative, oggi si voglia dare il colpo definitivo e trasformare questo bene vitale in strumento di lucro, in mano ai soliti potentati? E che dire del momento scelto per lanciare lo scellerato progetto? Sarà casuale che ci troviamo in piena crisi pandemica, e per di più “distratti” dalle imminenti feste di Natale e Capodanno?

No, non possiamo accettare questo scempio. Perciò auspichiamo che tra i nostri politici/Amministratori ci siano ancora persone che abbiano davvero a cuore il bene comune; persone capaci di rammentare che quando la politica non è al servizio del bene comune, spinge tutto e tutti nel baratro, sia materialmente che spiritualmente.

Faremo il possibile per testimoniare che i principi di solidarietà e democrazia, di accoglienza e giustizia, di rispetto e cura degli umani e dell’ambiente tutto, stanno al di sopra di ogni cosa, sicuramente di certe manovre di così bassa lega. E prima ancora proveremo a risvegliare la coscienza delle persone comuni, di chiunque continui a credere che un altro mondo è possibile.

21/12/2020